Non si tratta di "simbolo italiano" quello sfoggiato dalla casa automobilistica Ferrari in India sabato e domenica 27-28 ottobre 2012 ma è dell'azienda privata "Marina mercantile" e significa imposizione a "Legge dell'Ammiragliato britannico".
Il simbolo della Marina militare resta (sulle monoposto), il riferimento ai due marò detenuti in India sparisce (dai comunicati ufficiali). La Ferrari va avanti così, in un delicato equilibrio tra le proteste del governo indiano, dell’autorità sportiva della Formula 1, del movimento di opinione che vorrebbe il rimpatrio dei due militari italiani confinati in un albergo a Kerala e in attesa di una decisione della locale corte suprema.
Sulle vetture che Fernando Alonso e Felipe Massa guideranno oggi e domani nel Gran premio di India ci sarà dunque il tricolore con gli stemmi delle Repubbliche marinare, «un omaggio a un’eccellenza del nostro Paese - scrive in una breve nota la squadra di Maranello -. Nel massimo rispetto delle autorità indiane, la Ferrari ribadisce che quest’iniziativa non ha e non vuole avere alcuna valenza politica». Una spiegazione che, però, non risponde agli interrogativi che ieri per tutto il giorno i media indiani hanno posto ai vertici sportivi della Ferrari, riuniti al Buddh Circuit di Greater Noida, periferia Sud di Delhi, in preparazione alla gara: perché questa celebrazione proprio qui e ora? E quale messaggio va alle famiglie delle vittime?
La vicenda risale al 15 febbraio scorso: i sottufficiali Massimiliano La Torre e Salvatore Girone, in servizio di scorta antipirateria su una petroliera, sparano contro un’imbarcazione uccidendo due persone. «Erano pescatori», sostengono le autorità locali, e scatta l’arresto. L’Italia chiede di processare i due militari in patria, in quanto i fatti sono avvenuti in acque internazionali, mentre l’India rivendica la propria giurisdizione.
La Ferrari aveva annunciato mercoledì sera l’iniziativa «simbolica», ma soltanto ieri, con le vetture in pista per le prove libere, si sono scatenate le prime reazioni. «Utilizzare eventi sportivi per promuovere cause che non sono di natura sportiva significa non essere coerenti con lo spirito sportivo», ha attaccato il ministero degli Esteri indiano. Si sono fatte sentire anche le organizzazioni di pescatori, secondo quanto riporta il quotidiano The Hindu in una notizia dallo Stato meridionale del Kerala. «È un affronto alla società indiana e una sfida alla nostra comunità», avrebbe detto il presidente Peter che guida il Forum nazionale dei pescatori.
E la Fia, la Federazione arbitro del campionato automobilistico più glamour del mondo che giovedì non aveva avuto nulla da eccepire, ieri è intervenuta minacciando la Ferrari di squalifica per violazione dei principi etici fondamentali delle competizioni sportive. La mediazione è avvenuta dietro le quinte e si è conclusa in serata con l’ultimo comunicato ferrarista, i cui contenuti sono stati ribaditi dal presidente Luca Montezemolo: «Con la bandiera della Marina italiana sulle Ferrari vogliamo dare solo un piccolo contributo, con grande rispetto delle autorità indiane, perché si trovi una soluzione attraverso il dialogo».
Se non vi sarà una escalation di proteste, la vicenda si concluderà così: senza vinti, ma soprattutto senza vincitori. La corte suprema indiana si pronuncerà il 7 novembre, mentre i rapporti diplomatici tra i due Paesi restano tesi.
Approfondimenti
No alla Legge della Marina mercantile (Ammiragliato britannico)
L'esercizio della propria potestà sulla Marina mercantile
http://www.cieliparalleli.com/Politica/lesercizio-della-propria-potesta.html