...in che mani siamo... Di Fabio Piselli
...in che mani siamo... Di Fabio Piselli
26 Febbraio 2009
Inserito da Lorella Binaghi
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Tratto dal blog di Fabio Piselli
http://fabiopiselli.blogspot.com/2009/02/in-che-mani-siamo.html
venerdì 6 febbraio 2009
...in che mani siamo... Di Fabio Piselli
Chiedere la verità a gran voce è uno strumento democratico
del quale dovremmo iniziare a fare un corretto e concreto uso. La nostra
democrazia è in pericolo, non contro un regime autoritario, non
contro un tiranno che tenta di usurpare il potere della Repubblica,
bensì contro una lenta, progressiva, insorgente forma di cultura
della non cultura, di appiattimento della proprietà di riflessione
contro un nulla su cui riflettere. Non ci stanno dominando, ci stanno
indebolendo fino a quando non saremo noi a chiedere di essere dominati.
Nel frattempo coloro che a vario titolo cercano di contribuire alla
scoperta delle verità muoiono, fisicamente e socialmente, sono
uccisi da mani ignote o da strumenti istituzionali gestiti in modo illecito
dalle stesse mani ignote, tali da creare azioni giudiziarie eterodirette,
tali da creare delle campagne di delegittimazione feroci, tali da indurre
nella collettività una confusione a causa della quale è
difficile capire chi è la vittima e chi è il persecutore. Non
sono fatti casuali, sono programmi (non complotti) ben studiati per gestire
le masse, per renderle oggettuali ai centri di potere, che non sono solo
politici, ma che della politica tentano di fare la propria espressione
attraverso la quale non desiderano dominare ma mantenere uno status quo che
gli consenta di non cambiare nulla.
Paradossalmente ci usano per rinforzare e difendere i loro interessi,
tramite il bombardamento quotidiano dei programmi televisivi che, per
quanto opinabili, non hanno nulla di strano se presi singolarmente; ma che
trasmessi con questa frequenza, con questa contrapposizione alle notizie di
cronaca, con questo preciso ritmo, si trasformano in una vera e propria
arma, psicologica, sociale, emotiva. Stanno cercando non solo di farci
credere che “ribellarci” e’ errato invece che
identificarci nella debolezza e nella ignoranza più assoluta degli
esempi proposti ma desiderano anche condizionare le nostre emozioni
attraverso dei programmi che “formano” le nuove generazioni a
vivere delle relazioni di sudditanza e non di crescita. Ricordiamoci che la
“ribellione” ad un tiranno, ad un potere autoritario, non
è un’azione avventurosa o eroica, ma è una vera e
propria emozione, perché la libertà è una emozione che
ci dona benessere, energia, grinta, felicità, crescita. Occorre fare
molta attenzione a quelle attività che ho definito la “tecnica
del kapò“, con le quali il tiranno riesce a sviluppare delle
contrapposizioni fra i suoi sudditi, come le ronde volontarie, formate da
semplici cittadini, spinti solo dalla propria ignoranza o idea politica,
intolleranza o desiderio di aiutare, razzismo o accoglienza; mi scuso in
partenza ma diffido di chi ambisce ad indossare delle divise ed assumere
una sussidiarietà della sicurezza in favore del
“padrone”; non voglio offendere nessuno ma la mia esperienza mi
impone di riflettere molto bene sulla pericolosità delle
“ronde padane” e delle altre associazioni che catalizzeranno
tutti i “mancati vincitori di concorso” spinti da frustrazioni
e facili da condizionare, compensandoli con il potere che crederanno di
avere nel gestire qualche derelitto, qualche clandestino o di aver assunto
un ruolo sussidiario di sicurezza, vigilanza o chissà cosa
altro.
Ci stanno dividendo, separando, contrapponendo, ci stanno delegando di un
nulla da risolvere per non risolvere nulla, per mantenere i motivi per
rivolgerci al tiranno e chiedergli di essere aiutati, dolcemente dominati
dai sorrisi. Ci sono due eventi precisi sui quali chiedere a gran voce la
verità, le stragi di Falcone e di Borsellino, per capire cosa si
è sviluppato da quel momento e cosa stiamo subendo oggi.
Chiunque di noi ha avuto l’opportunità, in forza della propria
professione, di indagare, leggere carte d’indagini, ascoltare in
cuffia degli intercettati “potenti” ha avuto la piena coscienza
dei fatti e soprattutto ha potuto sviluppare un pensiero ben preciso. Come
il mio pensiero, che grido da queste pagine… “in che mani
siamo….”
Fabio Piselli
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